Alla Casa dei Carraresi
la prima di quattro mostre
dedicate all’arte della Cina


A Treviso, sulla Via della Seta


Treviso come l’ultima tappa della Via della Seta, l’antica strada che portava i preziosi prodotti cinesi – soprattutto sete e tessuti - da Xi’an, città dell’interno dove si stabilì la prima capitale del Celeste Impero, all’Europa, fino in Italia. L’ipotesi che fa della città trevigiana il punto d’arrivo della strada carovaniera che attraversava l’intera Asia ha rafforzato l’idea del curatore della mostra Adriano Màdaro di dar vita ad un progetto di quattro mostre biennali nella Casa dei Carraresi che propongano un percorso nello sviluppo storico dell’arte cinese, dalle origini fino ai primi anni del secolo scorso. La nascita del Celeste Impero è il primo capitolo di questo percorso espositivo che rappresenta «il più importante progetto culturale cinese mai realizzato fino ad oggi in Europa», come è stato definito dalla Direzione Nazionale dei Musei della Cina.
Appena superiamo le porte della mostra, ci ritroviamo viaggiatori in cammino sulla Via della Seta. La nostra è non solo una strada di spazio, ma una strada di tempo. Ad aprire il cammino due draghi annodati di bronzo, una scultura dell’Epoca degli Stati Combattenti (475 - 221 a.C.), dai tratti che sembrano disegnati più che fusi. Scolpiti durante i primi anni della Dinastia Qin, periodo di forte frazionamento territoriale, i draghi attorcigliati sembrano evocare la convivenza di diversità e tratti comuni, di unità e particolarismo propri della cultura cinese del tempo. Pur nella violenta frammentarietà che lo caratterizzava, lo stato cinese andava lentamente verso l’unificazione
che di fatto avverrà solo diversi secoli dopo grazie alla dinastia Tang. Dell’Epoca Qin (221-206 a.C.) sono i pezzi famosissimi dell’esercito di terracotta della Tomba del Primo Imperatore di Xi’an, rinvenuta nel 1974. Negli sguardi muti dei guerrieri, nella bocca semiaperta del cavallo, si può sentire il battito della vita, quasi come nelle statue di sale di un’antica leggenda che è rimasta sepolta insieme ad essi per duemiladuecento anni.
Dalla monocromia della terracotta ai colori dei tessuti: ecco la seta, sovrana assoluta dell’Era degli Han Occidentali (206 a.C. – 8 d.C.), dai ricami che sembrano intarsi. Possono vedersi, per la prima volta fuori dal territorio cinese, le rarissime e delicatissime stoffe della tomba degli Han Occidentali nel territorio di Changsha, nella parte centro-orientale del paese.

Il maiale, animale così umiliato in Occidente, in Oriente è spesso rappresentato nella sfera dell’arte funeraria ad augurare fortuna e prosperità anche nell’ultimo viaggio. Nel pugno delle mani del sarcofago di giada dell’Epoca degli Han Orientali (209 – 220 d.C.), troviamo due maialini, anch’essi di giada. La scelta di questa gemma verde, cucita insieme da un sottile filo d’argento, si deve alla credenza che il corpo fasciato in essa non si corrompesse.
Ma La nascita del Celeste Impero, con l’unione dei vari regni, avviene solo con la Dinastia Tang (618-907), senz’altro il periodo aureo dell’arte e della letteratura cinese. La scultura, la pittura, l’architettura, la poesia e la musica si sviluppano e raggiungono
livelli di alta raffinatezza. In questi anni su tutto l’Estremo Oriente sorge il sole della cultura cinese, in un felice momento che vede nascere la Dinastia Silla in Corea (618-935) e le Epoche Nara e Heian in Giappone (rispettivamente 710-794 e 794-1185). E se della architettura Tang in Cina non rimangono che scarsissime tracce – chi vuole averne un’idea deve infatti rifarsi alle strutture contemporanee sorte in Giappone sotto l’influenza cinese – della scultura come della pittura si possono vedere dei bellissimi esempi. L’epoca Tang vede il proliferare dei commerci e degli scambi, soprattutto con l’Occidente. Ancora una volta e forse come dopo mai più, la Via della Seta rappresenta il cordone ombelicale con cui Oriente e Occidente, madre e figlio, si alimentano a vicenda, barattando merci e arti. E l’arte si arricchisce di nuove, straniere, figure. Nelle ceramiche Tang il cammello, principe dei deserti e delle radure centroasiatiche, rappresenta uno dei nuovi, esotici, soggetti d’arte. Da un’intera banda di musici ad una graziosa ragazza addormentata, il cammello trasporta e unisce con il suo andare dolce l’Est all’Ovest. Ma la Via della Seta non fu solo strada di commerci: da essa transitarono anche pellegrini e monaci, portando sempre più ad Oriente la parola del Buddha. La tappa finale del nostro cammino è proprio il buddismo, la dottrina entrata dall’India in Cina già nel I secolo d. C. Frutto del nuovo ambiente culturale dell’era Tang fu l’acquisto di importanza da parte delle donne. Mai più la donna tornerà a ricoprire un ruolo così importante nella società cinese. Colta ed elegante, essa arriva ad avere il potere dell’uomo, ad imitarlo perfino nel vestire; nel meraviglioso affresco che ritrae tre fanciulle, staccato dalla Tomba del Principe Li Chongjun a Fuping nello Shaanxi, una di esse indossa degli abiti maschili. Neanche nella ricca Dinastia Song (960-1176), altro momento di splendore di lettere ed arti, con lo sviluppo soprattutto della pittura e del teatro, la donna svolgerà un ruolo così importante in Cina. Ma questa sarà il soggetto della prossima mostra Gengis Khan e il Tesoro dei Mongoli, nel 2007.
Appena fuori la Casa dei Carraresi, l’acqua dei canali di Treviso scorre verso la Laguna, verso il mare. Lo stesso mare che più di sette secoli fa riportò a Venezia Marco Polo, anch’egli da Oriente ad Occidente sulla Via della Seta.



(Images courtesy of Sigillum La Via della Seta e la Civiltà Cinese,
Casa dei Carraresi Treviso www.laviadellaseta.info)
Floriano Terrano

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