Coração – Kokoro
Storia d’amore a distanza
tra Brasile e Giappone
Quasi dodicimila miglia e un emisfero, lo spazio che riempie la distanza tra Giappone e Brasile. Dodicimila miglia di foresta montagne e oceano che dividono due popoli lontanissimi per storia e cultura. Ma forse proprio distanza e contrasto invece di allontanare avvicinano. Le storie d’amore più belle e appassionate – si sa - nascono e durano tra persone diverse e si ama più profondamente quello che è da noi più distante. La relazione tra Brasile e Giappone si può paragonare al rapporto d’amore tra due cuori stranieri, una donna bellissima e sensuale e un uomo forte ed egoista. Così diversi eppure così legati.
Nel 1895 Brasile e Giappone firmano il Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione, un accordo duraturo e stabile di cooperazione economica. Ma è nel 1907 che il Brasile fa il primo passo di avvicinamento tra i due paesi: il Governo dello Stato di São Paulo rende possibile il trasferimento di un consistente numero di emigranti giapponesi, in maggior parte contadini chiamati dekasegi (出稼ぎ, "lavoratori lontani da casa”). Nel 1908 da Kobe parte la nave Kasato Maru (笠戸丸) con a bordo 791 emigranti giapponesi e il 18 giugno dello stesso anno attracca nel porto di Santos. L’equipaggio della nave giapponese forma il primo nucleo di quella che diventerà la Little Japan del quartiere di Liberdade di São Paulo. Oltre al proprio stile di vita, i nikkeijin (日系人), gli immigrati giapponesi, portano in Brasile anche moderne tecniche agricole e nuove colture, contribuendo fortemente allo sviluppo della agricoltura brasiliana. La loro presenza crebbe di anno in anno fino ad arrivare ad un numero che oggi si avvicina al milione e mezzo, la più grande comunità di giapponesi al di fuori del Giappone. Giapponesi però anche latini. Perchè se nella maggior parte dei casi essi non hanno rinunciato alle proprie tradizioni – le comunità giapponesi del Brasile hanno conservato le usanze del Giappone di prima dell’ultima guerra mondiale – sono nati e vissuti nel sole del Brasile quindi, oltre ad essere di madrelingua portoghese, pensano e sentono come veri brasiliani. Del resto il Brasile è l’unione di tante culture perfettamente amalgamate ed è difficile sentirsi straniero. Tanti sono i nipo-brasileiros famosi, l’attrice Daniele Suzuki, la top model Juliana Imai, l’ex-ministro delle comunicazioni Luiz Gushiken, il calciatore Paulo Nagamura e soprattutto Lisa Ono, una delle migliori interpreti della nuova Bossa, famosissima in Giappone e in tutto l’Estremo Oriente. A questi si aggiungono tantissimi altri personaggi brasiliani di origine
Nel 1895 Brasile e Giappone firmano il Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione, un accordo duraturo e stabile di cooperazione economica. Ma è nel 1907 che il Brasile fa il primo passo di avvicinamento tra i due paesi: il Governo dello Stato di São Paulo rende possibile il trasferimento di un consistente numero di emigranti giapponesi, in maggior parte contadini chiamati dekasegi (出稼ぎ, "lavoratori lontani da casa”). Nel 1908 da Kobe parte la nave Kasato Maru (笠戸丸) con a bordo 791 emigranti giapponesi e il 18 giugno dello stesso anno attracca nel porto di Santos. L’equipaggio della nave giapponese forma il primo nucleo di quella che diventerà la Little Japan del quartiere di Liberdade di São Paulo. Oltre al proprio stile di vita, i nikkeijin (日系人), gli immigrati giapponesi, portano in Brasile anche moderne tecniche agricole e nuove colture, contribuendo fortemente allo sviluppo della agricoltura brasiliana. La loro presenza crebbe di anno in anno fino ad arrivare ad un numero che oggi si avvicina al milione e mezzo, la più grande comunità di giapponesi al di fuori del Giappone. Giapponesi però anche latini. Perchè se nella maggior parte dei casi essi non hanno rinunciato alle proprie tradizioni – le comunità giapponesi del Brasile hanno conservato le usanze del Giappone di prima dell’ultima guerra mondiale – sono nati e vissuti nel sole del Brasile quindi, oltre ad essere di madrelingua portoghese, pensano e sentono come veri brasiliani. Del resto il Brasile è l’unione di tante culture perfettamente amalgamate ed è difficile sentirsi straniero. Tanti sono i nipo-brasileiros famosi, l’attrice Daniele Suzuki, la top model Juliana Imai, l’ex-ministro delle comunicazioni Luiz Gushiken, il calciatore Paulo Nagamura e soprattutto Lisa Ono, una delle migliori interpreti della nuova Bossa, famosissima in Giappone e in tutto l’Estremo Oriente. A questi si aggiungono tantissimi altri personaggi brasiliani di origine
giapponese. Così, perfettamente integrati, i nikkeijin delle nuove generazioni sono diventati brasiliani a tutti gli effetti. Alcuni, persi forse nel sogno della ricchezza e soltanto malati della nostalgia dei padri o dei nonni, hanno invece scelto di ritornare in Giappone, l’antica patria che li ha accolti a braccia aperte per impiegarli nei lavori delle 3K, kitsui, kitanai, kiken (きつい, 汚い, 危険, “duri, sporchi e pericolosi”) che i giapponesi bianchi non farebbero mai. Ora in Giappone la comunità dei dekasegi provenienti dal Brasile è di circa 270.000 persone, la più vasta presenza straniera del Sol Levante. Stranieri ma più giapponesi dei giapponesi del Giappone che ormai, persi ad imitare modelli occidentali, non sanno più quali sono le loro tradizioni. Ma i nikkeijin, né giapponesi né brasiliani, oltre alla mano d’opera a buon mercato hanno portato in Giappone anche il samba e i colori infiniti del carnevale di Rio: l’Asakusa Carnival, nato nel 1981 nel quartiere di Asakusa, il più antico e sacro della capitale giapponese, vicino al tempio Senso-ji. L’ultimo sabato di agosto si vedono, coi loro corpi bagnati di sole, ballare nelle strade di Tokyo con quell’ anima latina che il Brasile gli ha dato.
Floriano Terrano
Coração – Kokoro
História de amor à distância
entre Brasil e Japão
Quase doze mil milhas e um hemisfério é a distância que há entre Brasil e Japão. Doze mil milhas de florestas, montanhas e oceano que dividem dois povos longíquos em história e cultura. Mas talvez essa distância e contraste em vez de afastar aproximam os dois países. As mais belas e apaixonantes histórias de amor – como já se sabe – nascem e permanecem entre duas pessoas diversas e se ama mais profundamente aquilo que é mais distante para nós. A relação entre Brasil e Japão pode ser comparada àquela entre dois corações estrangeiros, uma mulher belíssima e sensual e um homem forte e egoísta. Tão diversos e tão unidos.
Em 1895 Brasil e Japão assinam o Tratado de Amizade, Comércio e Navegação, um acordo duradouro e estável de cooperação econômica. Mas è em 1907 que o Brasil dá o primeiro passo de aproximação entre os dois países: o Governo do Estado de São Paulo possibilita a imigração de uma grande massa de japoneses, a maioria camponeses conhecidos por dekasegi (trabalhadores longe de casa). Em 1908 parte de Kobe o navio Kasato Maru, com 791 emigrantes japoneses a bordo, e em 18 de junho do mesmo ano atraca no porto de Santos. A tripulação do navio japonês forma o primeiro núcleo daquela que se transformou na Little Japan do bairro da Liberdade em São Paulo. Além do próprio estilo de vida, os nikkeijin (os imigrantes japoneses) levam também ao Brasil modernas técnicas agrícolas e de cultivação, contribuindo fortemente ao desenvolvimento da agricultura brasileira. A presença deles cresceu a cada ano até chegar a um número que hoje se aproxima a um milhão e meio, a maior comunidade de japoneses fora do Japão. Japoneses sim, porém também latinos. Porque se na maior parte nos casos não renunciaram às proprias tradições – as comunidades japonesas do Brasil conservaram os hábitos do Japão pré Segunda Guerra Mundial – nasceram e viveram sob o sol brasileiro, são de língua nativa portuguesa, pensam e se sentem verdadeiros brasileiros. Além do mais, o Brasil é a união de tantas culturas perfeitamente amalgamadas, o que torna difícil sentir-se estrangeiro. Tantos são os nipo-brasileiros famosos, como a atriz Daniele Suzuki, a top model Juliana Imai, o ex-ministro das comunicaçãos Luiz Gushiken, o jogador de futebol Paulo Nagamura e principalmente Lisa Ono, uma das melhores intérpretes da Bossa Nova, muito famosa no Japão e em todo o Extremo Oriente. Além destes, muitos outros personagens de origem nipônica podem ser citados. Assim, perfeitamente integrados, os nikkeijin das novas gerações tornaram-se brasileiros para todos os efeitos. Alguns, talvez perdidos no sonho da riqueza ou somente saudosos, escolheram voltar ao Japão, a antiga pátria que os acolheu de braços abertos para contratá-los nos trabalhos das chamadas três K, kitsui, kitanai, kiken (duros, sujos e perigosos) que os japoneses brancos nunca fariam. Atualmente a comunidade no Japão dos dekasegi provenientes do Brasil é de aproximadamente 270.000 pessoas, a maior presença estrangeira da Terra do Sol Nascente. Estrangeiros, porém mais japoneses que os japoneses do Japão, cada vez mais aderentes aos modelos ocidentais e ignorantes das tradições de seus antepassados.
Mas os nikkeijin, nem japoneses nem brasileiros, além da mão-de-obra barata também levaram ao Japão o samba e as cores do carnaval carioca: o Asakusa Carnival, fundado em 1981 no bairro mais antigo e sagrado da capital japonesa, nas proximidades do templo Senso-ji. No último sábado de agosto se vêem os nikkeiji, com seus corpos bronzeados de sol, dançarem pelas ruas de Tokyo com a alma latina que o Brasil lhes deu.
Em 1895 Brasil e Japão assinam o Tratado de Amizade, Comércio e Navegação, um acordo duradouro e estável de cooperação econômica. Mas è em 1907 que o Brasil dá o primeiro passo de aproximação entre os dois países: o Governo do Estado de São Paulo possibilita a imigração de uma grande massa de japoneses, a maioria camponeses conhecidos por dekasegi (trabalhadores longe de casa). Em 1908 parte de Kobe o navio Kasato Maru, com 791 emigrantes japoneses a bordo, e em 18 de junho do mesmo ano atraca no porto de Santos. A tripulação do navio japonês forma o primeiro núcleo daquela que se transformou na Little Japan do bairro da Liberdade em São Paulo. Além do próprio estilo de vida, os nikkeijin (os imigrantes japoneses) levam também ao Brasil modernas técnicas agrícolas e de cultivação, contribuindo fortemente ao desenvolvimento da agricultura brasileira. A presença deles cresceu a cada ano até chegar a um número que hoje se aproxima a um milhão e meio, a maior comunidade de japoneses fora do Japão. Japoneses sim, porém também latinos. Porque se na maior parte nos casos não renunciaram às proprias tradições – as comunidades japonesas do Brasil conservaram os hábitos do Japão pré Segunda Guerra Mundial – nasceram e viveram sob o sol brasileiro, são de língua nativa portuguesa, pensam e se sentem verdadeiros brasileiros. Além do mais, o Brasil é a união de tantas culturas perfeitamente amalgamadas, o que torna difícil sentir-se estrangeiro. Tantos são os nipo-brasileiros famosos, como a atriz Daniele Suzuki, a top model Juliana Imai, o ex-ministro das comunicaçãos Luiz Gushiken, o jogador de futebol Paulo Nagamura e principalmente Lisa Ono, uma das melhores intérpretes da Bossa Nova, muito famosa no Japão e em todo o Extremo Oriente. Além destes, muitos outros personagens de origem nipônica podem ser citados. Assim, perfeitamente integrados, os nikkeijin das novas gerações tornaram-se brasileiros para todos os efeitos. Alguns, talvez perdidos no sonho da riqueza ou somente saudosos, escolheram voltar ao Japão, a antiga pátria que os acolheu de braços abertos para contratá-los nos trabalhos das chamadas três K, kitsui, kitanai, kiken (duros, sujos e perigosos) que os japoneses brancos nunca fariam. Atualmente a comunidade no Japão dos dekasegi provenientes do Brasil é de aproximadamente 270.000 pessoas, a maior presença estrangeira da Terra do Sol Nascente. Estrangeiros, porém mais japoneses que os japoneses do Japão, cada vez mais aderentes aos modelos ocidentais e ignorantes das tradições de seus antepassados.
Mas os nikkeijin, nem japoneses nem brasileiros, além da mão-de-obra barata também levaram ao Japão o samba e as cores do carnaval carioca: o Asakusa Carnival, fundado em 1981 no bairro mais antigo e sagrado da capital japonesa, nas proximidades do templo Senso-ji. No último sábado de agosto se vêem os nikkeiji, com seus corpos bronzeados de sol, dançarem pelas ruas de Tokyo com a alma latina que o Brasil lhes deu.
(Cléa from MENINA by Lisa Ono 1991 http://www.youtube.com/watch?v=jXTHQ0KoRx4&feature=related)
Floriano Terrano
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