La radice della felicità eterna
Il Ginseng
Gli uomini hanno tutti lo stesso sogno: trovare in terra o in mare un succo che permetta di vivere bene, essere felici e rimanere giovani anche con lo scorrere degli anni. In Estremo Oriente la felicità eterna è nella radice carnosa del ginseng (人蔘, “radice-uomo”, in coreano 인삼, insam), pianta perenne che cresce nelle montagne
della Cina settentrionale, in Corea, nella Siberia orientale e – più a sud – in Vietnam. Esiste una specie anche nell’America settentrionale. Delle tante varietà, quella coreana (sam o sansam, “ginseng di montagna”) è senz’altro la più pregiata e la più richiesta per le sue qualità. La Corea rappresenta infatti il terreno ideale per ambiente e clima per la crescita spontanea e la coltivazione del ginseng. Il nome “radice-uomo” è dovuto alla caratteristica forma della radice della pianta del ginseng che assomiglia nella forma ad una persona con braccia e gambe stese. Questa caratteristica ha dato vita alle numerosissime leggende che accompagnano la vita di questa preziosa pianta che diventa ogni giorno più raro trovare allo stato naturale. Esisterebbero radici “donna” e radici “uomo”, più nodosa e magra la prima, più spessa e compatta la seconda. Solo l’unione in uguale quantità delle polveri di entrambe le radici darebbe origine alla pregiata pozione del ginseng migliore. La presenza di elementi maschili e femminili nelle radici del ginseng si lega alla teoria taoista del Taiji (太極, 태극, "Grande Polo"), l’equilibrio tra gli opposti yin (陰 o 阴) e yang (陽 o 阳). Lo yin è simbolo di quiete, della Luna, della donna; lo yang della forza, del Sole, dell’uomo. In Corea il Taosimo penetra nel 624 nel periodo dei Tre Regni Goguryeo, Baekje e Silla (三國時代, 삼국시대, 57-668), in seguito alla missione dei letterati taoisti cinesi Laozi (老子, VI sec. a.C.) e Zhuangzi (莊子, 369-286 a.C.) inviati dalla dinastia Tang. Anche se non entra profondamente nella società coreana, il taoismo vi lascia un segno rilevante e confluisce
negli altri culti della penisola, buddismo e confucianesimo, oltre al nativo sciamanesimo. Del resto la stessa bandiera nazionale coreana Taegeukgi (태극기) è la rappresentazione dello yin e yang. Questa dottrina del taoismo è stata ripresa da alcuni studiosi del MIT (Massachusset Institute of Technology) che l’hanno messa in relazione con la compresenza nel ginseng di sostanze che provocano effetti opposti e che solo combinate tra di esse danno all’uomo il benessere che è proprio della radice. In Corea la coltivazione del ginseng inizia nel periodo del sovrano Joseon Seonjo (宣祖, 선조, 1567-1608), anche se probabilmente era già cominciata in precedenza, forse nell’ottavo secolo sotto la dinastia Silla (668-935) o prima ancora. Il centro della produzione è nella regione del Monte Mohusan nel territorio di Dongbok (odierna provincia di Jeollanam-do, nel Sud-ovest della Corea). La coltivazione era necessaria fin dai tempi antichi a causa della rarità delle radici più pregiate, ossia quelle più vecchie e più grandi; per raggiungere il peso ideale di 70-100g, il ginseng di coltura impiega circa 7 anni, allo stato naturale ne impiega 150-200. Ma come gli uomini scoprirono il ginseng e la sua pozione vitale? Dobbiamo ancora una volta ascoltare delle leggende che, vere o false che siano, incantano comunque il nostro udito e ci fanno viaggiare in un Oriente antico e misterioso che non c’è più e forse non c’è mai stato. E, si sa, se le leggende non raccontano la realtà, danno comunque un’immagine nebbiosa e opaca del vero. Pur nella diversità delle versioni, le leggende sulla scoperta del ginseng sono concordi sul fatto che non fu
l’uomo a scoprire la radice dell’immortalità ma fu la radice a “farsi scoprire” dall’uomo. In un piccolo e remoto paese della Cina, gli abitanti non riuscivano più a riposare per dei gemiti che provenivano dai dintorni. Un giorno alcuni paesani decisero di andare nella direzione dei gridi e videro che provenivano da un arbusto. Estrattolo, videro la radice dalla forma umana, il ginseng, che gridava per farsi scoprire. Un’altra leggenda vuole invece che gli uomini sognarono la radice divina e si misero a cercarla fino a scoprire il ginseng.
Leggenda o realtà, il ginseng era considerato prezioso almeno quanto l’oro, dal momento che i sovrani di Cina e Corea pagavano il proprio peso in oro per acquistare radici pregiate e molto vecchie. Per il possesso di territori ricchi di radici della felicità sono state combattute guerre e si narra che ginseng in grande quantità si desse ai moribondi per prolungare la loro esistenza fino al sopraggiungere dei parenti più lontani e a rivelare le loro ultime volontà ai congiunti. I numerosi agenti antiossidanti contenuti nella radice del ginseng hanno in effetti un’azione rilevante contro l’invecchiamento della pelle. Il ginseng ha inoltre la capacità di dare energia al corpo umano, oltre a stimolare la digestione, la circolazione del sangue, la respirazione. Il ginseng sarebbe anche ottimo per la prevenzione del cancro e avrebbe un effetto afrodisiaco, soprattutto il ginseng rosso coreano (홍삼), ottenuto da radici riscaldate a vapore o seccate al sole. Proprio per queste sue qualità di vitalità e benessere il ginseng è così ricercato e costoso: nelle aste di Seoul, Hong Kong, Shanghai e Tokyo ci sono radici rarissime vecchie di cinquant’anni che possono arrivare a costare anche 100.000 dollari.
Ma solo pochissime di queste preziose radici antichissime possono essere trovate dai simmani o simmemani (심마니), i solitari cercatori di ginseng selvatico che attraversano valli e cime delle montagne coreane. Forse anche loro sanno che, mentre il sansam diventa sempre più raro per inquinamento e raccolta sfrenata, mentre aumentano le coltivazioni a produzione industriale, solo una volta nella loro vita può capitargli di trovare la più antica radice dell’eternità.
Leggenda o realtà, il ginseng era considerato prezioso almeno quanto l’oro, dal momento che i sovrani di Cina e Corea pagavano il proprio peso in oro per acquistare radici pregiate e molto vecchie. Per il possesso di territori ricchi di radici della felicità sono state combattute guerre e si narra che ginseng in grande quantità si desse ai moribondi per prolungare la loro esistenza fino al sopraggiungere dei parenti più lontani e a rivelare le loro ultime volontà ai congiunti. I numerosi agenti antiossidanti contenuti nella radice del ginseng hanno in effetti un’azione rilevante contro l’invecchiamento della pelle. Il ginseng ha inoltre la capacità di dare energia al corpo umano, oltre a stimolare la digestione, la circolazione del sangue, la respirazione. Il ginseng sarebbe anche ottimo per la prevenzione del cancro e avrebbe un effetto afrodisiaco, soprattutto il ginseng rosso coreano (홍삼), ottenuto da radici riscaldate a vapore o seccate al sole. Proprio per queste sue qualità di vitalità e benessere il ginseng è così ricercato e costoso: nelle aste di Seoul, Hong Kong, Shanghai e Tokyo ci sono radici rarissime vecchie di cinquant’anni che possono arrivare a costare anche 100.000 dollari.
Ma solo pochissime di queste preziose radici antichissime possono essere trovate dai simmani o simmemani (심마니), i solitari cercatori di ginseng selvatico che attraversano valli e cime delle montagne coreane. Forse anche loro sanno che, mentre il sansam diventa sempre più raro per inquinamento e raccolta sfrenata, mentre aumentano le coltivazioni a produzione industriale, solo una volta nella loro vita può capitargli di trovare la più antica radice dell’eternità.
Floriano Terrano