In mostra al Museo Archeologico Nazionale
le meraviglie della Cina dei Tang
Ecco la Napoli Tang
Ecco la Napoli Tang
Ceramiche, bronzi, pitture: ma non è la cenere di Pompei, non è la lava di Ercolano a darci sguardo su un mondo lontano e scomparso. E’ la terra dello Shaanxi che riporta in vita le corti del Celeste Impero durante l’età d’oro della Cina Tang (618-907). E’ Napoli a donarci la mostra Tang. Arte e cultura in Cina prima dell’anno mille, al Museo Archeologico Nazionale.Il sogno di sconfiggere la morte con le cose, ha riempito le tombe dei più ricchi di rappresentazioni della loro vita di ogni giorno. Pitture murali di donne aggraziate e leggere che danzano, suonano o catturano farfalle in campagna, ci riportano al fremere di quei giorni. Ma l’affanno della ballerina, il fiato della suonatrice, gli sguardi delle dame sono tutti impassibilmente fermi. Sembra di leggere nei loro occhi la malinconia della danza che si ferma, della musica che si fa silenzio, dei giochi finiti dopo tante corse tra gli alberi. Così la ceramica sancai, dipinta e invetriata a tre colori, con la quale sono plasmate le forme di flessuose figure femminili, rese nell’espressione di un sorriso accennato o poggiate nel sonno, vogliono lasciare una impronta visibile di chi non è più, quasi se continuassero la loro vita nella terracotta. Nessuna arte più di quella dell’Estremo Oriente è scandita dalle stagioni che cambiano. Nella tomba, per alleviare l’inverno della morte, si porta la primavera, come quella che riempie uno specchio di bronzo intarsiato di figure di madreperla sedute a bere e suonare sotto un albero in fiore. Nella decorazione a rilievo o cesello degli oggetti la natura è preferita come soggetto alle figure umane, che invece sono rese prevalentemente in terracotta. Piante e soprattutto animali, reali come volpi e pesci ma più spesso vivi solo in leggende senza tempo, come i luan, uccelli augurali imparentati alle fenici, e il long, il drago, simbolo del Celeste Impero unificato dai Tang. In Estremo Oriente è la natura il vero, quasi il solo, soggetto dell’arte, come ad esempio nelle statuette di terracotta dei dodici animali dello zodiaco, dalle teste zoomorfe e dal corpo umano. L’uomo è soltanto una comparsa tra gli altri esseri che popolano il vario paesaggio del mondo. Questo sentimento dell’animo orientale, già diffuso dal taoismo, trovò la sua affermazione nella parola del Buddha, portata in Cina dai discepoli del Principe indiano già nel I secolo dell’era cristiana sotto la dinastia degli Han Orientali (25-220 d. C.). Ma è con i Tang che il buddismo entrò profondamente nella società cinese, con la nascita di una nuova arte, architettonica e figurativa. In questi anni furono costruite le prime pagode, frutto dell’unione di modelli costruttivi di derivazione indiana e preesistenti forme di architettura del Celeste Impero. Così nelle rappresentazioni scolpite del Buddha, si nota il passaggio dal modello dell’arte indiana del Gandhara, fiorita intorno nei primi secoli dell’era di Cristo nel nord-ovest dell’India, all’elaborazione di una forma artistica propriamente cinese.
Oggi concorrenti e rivali nell’economia, ci fu un tempo in cui India e Cina erano vicine nel verbo buddista, entrambe lontane dall’ Occidente cui la Cina guarda oggi dimenticando l’India, la sua cugina antica. Quando usciamo dal Museo Archeologico, sembra strano che ci sia ancora Napoli fuori. Ma è una città diversa Negli scavi per la costruzione della nuova linea metropolitana, insieme ai reperti della città antica, gli archeologi hanno trovato anche frammenti di porcellana cinese di importazione. Napoli e la Cina, un abisso di mare e di viaggio. Eppure, oggi con le immense navi cargo provenienti dall’Oriente, ieri con la Via della Seta, Napoli e la Cina si sono sempre parlate. Questa è la Napoli Tang.
Oggi concorrenti e rivali nell’economia, ci fu un tempo in cui India e Cina erano vicine nel verbo buddista, entrambe lontane dall’ Occidente cui la Cina guarda oggi dimenticando l’India, la sua cugina antica. Quando usciamo dal Museo Archeologico, sembra strano che ci sia ancora Napoli fuori. Ma è una città diversa Negli scavi per la costruzione della nuova linea metropolitana, insieme ai reperti della città antica, gli archeologi hanno trovato anche frammenti di porcellana cinese di importazione. Napoli e la Cina, un abisso di mare e di viaggio. Eppure, oggi con le immense navi cargo provenienti dall’Oriente, ieri con la Via della Seta, Napoli e la Cina si sono sempre parlate. Questa è la Napoli Tang.
Floriano Terrano
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